Elisa Bassi
Opera 1a classificata
Una serata tra amici
Danzano le parole
nella confusione leggera
di dinamiche voci.
Utopie ed entusiasmi
conquistano lo spazio
tra i brividi del canto
e il mormorio della vita.
Vincenzo Argese
Opera 2a classificata
Rumore di fabbrica
Nell’assordante rumore
che spezza il mio cuore già triste
in queste mura di fabbrica,
vedo il grigiore di pallide facce
sporche di nero,
di tristi sorrisi incompresi
di uomini rudi.
Nel martellante rumore di fabbrica
ho racchiuso il mio cuore di bimbo
i miei giovani sogni falliti.
Triste realtà,
mi rivedo nel volto di uomini rudi,
nel pallido volto di donne minute
logorate nel tempo
dal rumore di fabbrica.
Marta Marchese
Opera 3a classificata
Difficile vivere
Non c’è carezza
che giunga
fino all’anima.
Tiepido
come il palmo di una mano
il viso di un bambino
che ti lava il vetro.
Ma tu non vedi
il tremore
della sua paura.
Per lui
ogni ruga
un istante
che non tornerà,
la nuvola di un volto
lontano.
Un sorriso
può accarezzargli l’anima.
Pietro Baccino
Opera 4a classificata
La mia patria
La mia patria
è lontana,
abbandonata nel tempo di guerra
in fuga nella notte.
Ho i natali su un’isola,
a mezza primavera salutata
senza tornarvi più
e solo nei frammenti
della memoria rivivo quei giorni
e mi sovviene il sapore mielato
degli acini densi di sole,
i fichi maturi reclini sul ramo
e l’aroma di salvia e rosmarino.
Era di maggio, quando mi han rubato
il futuro possibile e la casa,
la nonna che affacciata alla finestra
mi sorrideva dolce, il giardinetto
della magnolia dalle foglie lucide
e i pesci rossi nella vasca tonda.
È lontana nel tempo e nello spazio
quest’isola, che torna alla mente
quando accarezzo l’onda leggera
e ripenso alla tenue trasparenza
del mare che ho lasciato, alla ghiaia
di lucido calcare levigato,
alle reti approntate per la pesca.
E vedo ancora, con gli occhi d’allora,
i muri a secco e gli ulivi d’argento
nutriti dall’argilla, e nei recinti
pecore in cerca di un cibo povero.
E vedo il mulo, che i giorni di festa
ci portava alla chiesa, alla funzione,
e mio padre, di scorta, sorvegliava.
E poi non vedo più, perché si bagna
di lacrime lo sguardo, e mi abbranca
l’animo il desiderio del ritorno.
Serena Panaro
Opera 5a classificata
Sorda ascoltatrice
Sei il vento
a cui racconto
i miei segreti,
sei la stella
a cui affido
le mie speranze,
sei la pioggia
a cui canto
la mia vita,
un generoso passero
che mi osserva
dal ramo.
Ti travolgo
con torrenti di parole,
incalzanti domande
che non puoi sentire.
Carlo Grigioni
Opera 6a classificata
Nostalgie d’infanzia
Ricerca di ami,
pinzette e piombini.
Ricordi perduti sul fondo
di un cassetto.
Ritrovo gli appunti:
foglietti di diario
sbiaditi dal tempo:
un luccio, una carpa…
nostalgie d’infanzia.
Pensieri vaganti sull’acqua
lucente, amori struggenti
svaniti nel nulla.
Ritorno sui luoghi
che furono cari:
frastuono di ruspe,
ruscelli distrutti,
pozzanghere d’acqua oleosa.
Marmotte e ramarri
in cerca di quiete;
cascine abbattute:
frammenti di storia appassita.
Riccardo Landozzi
Opera 7a classificata
Di questa strana vita
Di questa strana vita poco ho capito.
L’ho presa a sassate furenti
per stendermi poi, stremato,
ma non arreso.
Mi sono sentito niente
fra gli infiniti frammenti
e nello svanire mi sono ripreso.
Passi sempre più lenti a rincorrerla,
mani sempre più stanche
e la mente assorta ad inventare
un attimo per poterla sfiorare.
Stanze vuote nel cuore,
con l’uscio aperto
e teso l’orecchio, nella ricerca
della sconosciuta nota
che faccia vibrare.
Di questa strana vita poco ho capito,
così che ancora l’attendo.
Occhi trasognati si riempiono
dei luccichii dei trascorsi orizzonti,
mentre parole rimbombano
e i pensieri s’accendono
tra i fuochi dei nuovi traguardi
e le scintille di vecchie speranze.
Annamaria Pambianchi
Opera 8a classificata
Gabbiani
Sto nella radice della sera.
Solitaria sentinella, sorveglio
il disfarsi del giorno.
Assorta, protendo l’orecchio
al transito del tempo,
che aggioga la carrozza
ad un convoglio dal suono non spento.
Così, prossimi al vespro,
siedono i gabbiani alla finestra
dell’orizzonte, in livrea severa,
a officiare attenti il rito atteso
del passaggio del giorno,
là dove la luce si allunga
a celebrare un commosso congedo.
Silvana Montone
Opera 9a classificata
Giornata autunnale
I gabbiani sembrano stracci
portati dal vento
in questo cielo senza colore
e le onde spengono nella sabbia
il loro singulto orlato di bianco.
Augusta Potestà
Opera 10a classificata
Scintille
Brillano come stelle
le scintille del vecchio focolare,
volano come pensieri
sparsi nel tempo. Sembrano danzare
in una spuma di fumo,
sembra sorridere perché
han vita, anche se breve.
Odo parole di chi mi sta vicino
sono come un sussurro.
Penso alla vita di ogni uomo
fugace anche se intensa
ma sempre preziosa e lucente
come le scintille del vecchio focolare,
piccole stelle che presto si spengono.
Piera Zucchella
Opera 1a classificata Sezione in vernacolo pavese
Quant a cumanda al cör
Un stüdent benestante e una sartina pòvra,
i èn incuntrà e è incuminsà una stòria;
una bèla stòria mà sübit cunstrastà,
tant da rendagh la vita cumplicà.
Is èn truà davanti una bariera,
ma lur jeran a dre a viv la primavera;
cupido co i sò frec alj’eva centrà,
insì da cal di lì is èn pü lasà.
La strà dla vita lj’ha purtà int’un bèl giardè,
co di bèi fiur chi scundevan un quai a spe;
in primavera tant bòciul prufümà
e in piena istài früt madür da catà.
In autün jhan fài l’ültim racòlt,
man intla man intant ac crudevan i fõi,
una nebia gelida las alveva pian pian
e l’uriˇsont l’er pü tanta luntan.
Pürtròp ansüna ad nüm pö farmà ‘l temp
e l’invèran a dla vita l’è inisià int’un mument,
la nev bianca dl’invèran l’ha sarà un quai pasàg
e jün di dü l’ha terminà ‘l so viàg.
Al cör ad qual ac rèsta l’è pe ad malincunia,
mà i ricòrd di bèi dì igh fan cümpagnia
e quant la nostalgia ag fa püsè màl
la pensa che viv insama l’è stài un bèl rigàl.
Par stà unì jhan sempar ascultà la vuˇs dal cör
in barba ai bastòn chi s’en truà dameˇs ai röd.
Traduzione:
Quando comanda il cuore
Uno studente benestante e una sartina povera,
si sono incontrati ed è cominciata una storia;
una bella storia ma subito contrastata,
tanto da rendergli la vita complicata.
Si sono trovati davanti una barriera,
ma loro stavano vivendo la primavera,
cupido con le sue frecce li aveva centrati,
così da quel giorno non si sono più lasciati.
La strada della vita li ha portati in un bel giardino
con dei bei fiori che nascondevano qualche spina;
in primavera tanti boccioli profumati
e in piena estate frutti maturi da cogliere.
In autunno hanno fatto l’ultimo raccolto,
mano nella mano intanto che cadevano le foglie,
una nebbia gelida si levava pian piano
e l’orizzonte non era più tanto lontano.
Purtroppo nessuno di noi può fermare il tempo,
e l’inverno della vita è iniziata in un momento,
la neve bianca dell’inverno ha chiuso qualche passaggio
e purtroppo uno dei due ha terminato il suo viaggio.
Il cuore di chi resta è pieno di malinconia
ma i ricordi dei bei giorni le fanno compagnia
e quando la nostalgia le fa più male
pensa che vivere insieme è stato un bel regalo.
Per stare uniti hanno sempre ascoltato la voce del cuore
in barba ai bastoni che si sono trovati tra le ruote.